Studenti e studentesse di Giurisprudenza dell'Università di Macerata in visita alla Casa Circondariale di Terni
Lunedì 10 giugno gli studenti e le studentesse dell’insegnamento di diritto penitenziario dei corsi di laurea in giurisprudenza e di scienze dei servizi giuridici dell’Università di Macerata sono stati in visita di istruzione alla Casa circondariale di Terni, istituto di detenzione che ha la particolarità di ospitare persone in attesa di giudizio. Entrare in un carcere, anche da libere cittadine e cittadini, comporta immediatamente una serie di restrizioni: identificazione individuale, apposizione di cartellini di riconoscimento, impossibilità non solo di usare ma anche di portare con sé telefoni e borse e ogni tipo di oggetto atto ad offendere. Da subito si respira un’aria che induce alla soggezione, sebbene la presenza di murales lungo i corridoi delle zone comuni e le cancellate aperte tra una zona e l’altra, abbiano contribuito ad alleggerire la inevitabile pesantezza del luogo di detenzione.
Accompagnati dalla docente Lina Caraceni e dai colleghi Andrea Tassi, Tiziana Montecchiari, Paola Nicolini e Veronica Guardabassi, sono stati accolti da una delegazione del personale interno composta dal Direttore, dal Comandante della polizia penitenziaria, da una pedagogista responsabile dei percorsi trattamentali e da una tirocinante prossima direttrice.
Dopo un’illustrazione delle diverse sezioni detentive in cui il penitenziario è organizzato, tra le quali anche la sezione dei 41 bis, riservata ai detenuti per delitti di mafia e terrorismo che rappresentano un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, si sono potuti visitare alcuni spazi interni. Accanto a un’officina e a una falegnameria, utili allo svolgimento dei lavori di manutenzione dell’immobile stesso, in cui i detenuti prestano la loro opera, un forno che produce biscotti per il mercato esterno, i “Giudicabili”. Si tratta di prodotti artigianali fatti da detenuti che lavorano come fornai e pasticceri, coordinati dall’associazione Gulliver che, com’è stato sottolineato da un detenuto all’opera nel forno, portano all’interno delle mura carcerarie un po’ di “normalità”, come le voci e le situazioni che dall’interno non si possono percepire. Si è potuto interagire direttamente con gli addetti al lavoro e anche assaggiare i prodotti del forno, acquistabili presso le botteghe marchigiane del commercio equo e solidale.
Nel mentre si potevano sentire i rumori provenienti da un campo di calcio di cui il carcere è dotato, perché era in corso un torneo. Anche in questo caso ci è stato raccontato che ci sono volontari impegnati: in particolare l’arbitraggio è opera di un docente di educazione fisica di una scuola superiore presente in città. Una riprova di quanto si possa fare del bene a sé stessi e nel frattempo sostenere il benessere di altre persone, attraverso l’esercizio di competenze prosociali.
L’ultima parte della visita si è svolta nello spazio del teatro interno alla struttura, dialogando con quattro detenuti che stanno frequentando corsi di studio universitari, grazie alle collaborazioni con alcuni atenei limitrofi. È stato sottolineato da queste persone come lo studio sia di sostegno nell’impiego del tempo di vita sospesa e a rilanciare qualche motivazione andata persa nel passaggio da una condizione di vita libera alle restrizioni carcerarie. Prima di congedarci, i detenuti hanno voluto sapere dai ragazzi e dalle ragazze quali fossero le loro aspettative prima di entrare e quasi all’unanimità i nostri studenti e studentesse hanno rivelato che si aspettavano di visitare un luogo più cupo e tetro, ma anche individui più sensibilmente marcati dalla condizione in cui si trovano a causa dei reati commessi, segno che l’essere persone prevale sull’essere rei.
La visita ha rappresentato un momento di verifica e di approfondimento di quanto appreso durante le lezioni e un’occasione di scambio proficuo con operatori e reclusi per conoscere le condizioni di detenzione e le questioni di maggior interesse che riguardano il mondo del carcere. La delegazione ha avuto modo di toccare con mano la realtà penitenziaria, un’esperienza umanamente significativa per chiunque, ma imprescindibile per chi si prepara a lavorare nel settore della giustizia penale da avvocato, magistrato, direttore, personale di polizia, educatore, assistente sociale. Soprattutto un momento di crescita anche sul piano personale, perché troppo spesso evitiamo di pensare e di riflettere su dolorose condizioni di vita di nostri simili, mentre sarebbe necessario l’impegno di tutti e tutte per migliorare le esistenze di ogni persona, pure di chi ha commesso gravi errori e ne sta pagando il prezzo.
Studenti e studentesse dell’insegnamento di diritto penitenziario dei corsi di laurea in giurisprudenza e di scienze dei servizi giuridici dell’Università di Macerata sono stati in visita di istruzione alla Casa circondariale di Terni.
Accompagnati dai docenti Lina Caraceni, Andrea Tassi, Tiziana Montecchiari, Paola Nicolini e Veronica Guardabassi